FONTANIVA
FONTANIVA
VILLA GALLARATI SCOTTI

Il Duomo, dedicato a Santa Maria ed al Beato Bertrando, sorge al centro del paese, nel luogo dove probabilmente si ergeva nell’anno Mille la chiesetta campestre dedicata a Santa Maria.

La creazione di una prima chiesa è da collegare al Castello dei Da Fontaniva, signori feudali di origine longobarda fino al XIII secolo, in seguito divenuti grandi proprietari terrieri sino all’ estinzione della famiglia nel XVII secolo. Il più antico nucleo,  connesso al castello distrutto dai Padovani nel 1228, si ritiene fosse posto dove ora si trova l’entrata nord est del complesso del duomo.

Successivamente nel 1564 fu costruita una chiesa a navata unica, poi sostituita, salvo il coro, da un’altra nel 1642.

La struttura dell’edificio ha subito una serie di rifacimenti nel corso dei secoli, fino all’ultimo eseguito nella seconda metà del XIX secolo, periodo al quale risale la facciata in stile classico eseguita nel 1893. L’esigenza di venire incontro alla costante crescita della popolazione, ha determinato i numerosi ampliamenti subiti dalla chiesa dal Cinquecento all’Ottocento

 

INTERNI CHIESA

All’interno della Chiesa sono collocati cinque altari, il primo dei quali a destra contiene le spoglie del Beato Bertrando, mentre in una cappellina feriale è ancora custodita l’arca marmorea adoperata come primo sepolcro del Beato, ora utilizzata come altare.

Numerosi affreschi e tele, opere di pittori molto noti, ornano l’interno del Duomo. Il pittore friulano Rocco Pittaco (1822-1898), attivo nella seconda metà dell’Ottocento, ha realizzato il grande affresco dell’Ascensione di Maria al cielo sul soffitto della navata centrale, gli otto tondi monocromi con la storia del Beato Bertrando sulle pareti nord e sud della navata centrale, i padri della chiesa occidentale e orientale sul soffitto delle navate nord e sud e i quattro Evangelisti nelle lunette della navata centrale. Nel duomo sono conservati una tela con l’Ultima Cena attribuita a Jacopo Negretti detto Palma il Giovane (1549-1628), una Trinità della bottega di Jacopo Da Ponte (1515 circa- 1592) e altri quadri di pittori minori. L’altare maggiore, in fine marmo di Carrara, opera del tagliapietre Santo Trognion Altavista di Venezia, fu ordinato nel 1755. Sono inoltre da ammirare l’altare della Madonna e l’altare del Beato Bertrando di elegante fattura, e i preziosi marmi a sinistra e a destra dell’altare maggiore. Di particolare interesse sono anche due organi funzionanti, di cui quello a ovest, sopra l’entrata principale, è un pregiato strumento costruito dal famoso organaro Gio-Battista De Lorenzi nel 1856, restaurato l’ultima volta nel 1993. Nella Sacrestia sono da segnalare pregevoli armadi fatti costruire nel 1715. Fra gli eventi da ricordare: la prima traslazione del presunto corpo di Bertrando Pellegrino nel 1423 e le celebrazioni dei giubilei del Beato nel 1921 e nel 2021.

CAMPANILE

Il campanile alto 54 metri (il più elevato di tutta l’Alta Padovana) è stato ritenuto da molti storici una soprelevazione dell’antica torre del castello distrutto dai Padovani nel 1228 ma oggi si considera più probabile l’ipotesi della sua costruzione sul sito della torre originaria.

Numerosi sono stati gli interventi effettuati su questa torre campanaria, che potrebbe aver raggiunto l’attuale altezza nel 1643 quando venne edificata la nuova chiesa. Per capire l’evoluzione di questa struttura occorre osservare con attenzione la successione delle varie nicchie con archetti, dove in passato erano alloggiate le campane.

Il 6 novembre 1796, si narra che Napoleone Bonaparte durante la battaglia delle Nove e Fontaniva sia salito sul campanile per seguire le varie fasi degli scontri con gli Austriaci; dell’avvenimento fu testimone l’abate Giuseppe Dal Pian a cui dedicò il poema “ La battaglia delle Nove”.

Nel 1866, durante la terza guerra di Indipendenza, gli Austriaci in ritirata, spararono due cannonate che colpirono i fianchi del campanile, senza però provocare danni alla stabilità. A metà altezza del campanile si possono notare le pietre bianche calcaree usate per la riparazione.

Dopo la seconda guerra mondiale, il professor Giovanni Boaga, a capo dell’IGM (Istituto Geografico Militare), inventore della proiezione cartografica Gauss-Boaga, venne a Fontaniva, per la sua amicizia col parroco don Pietro Nichele e, vista l’imponenza del campanile, ritenne essenziale determinare matematicamente le sue coordinate trigonometriche, facendolo divenire un riferimento fondamentale per le carte militari dell’IGM.

BEATO BERTANDO

Beato Bertando

INFO FONTANIVA
- COMUNE

La Storia

Il nome Fontaniva, forse contrazione di “fontana viva”, rivela lo stretto legame della cittadina con le acque di sorgenti, di fontane e soprattutto con quelle del fiume Brenta. Dal paese prese il nome anche la potente famiglia feudale dei Da Fontaniva, prima guerrieri al servizio dei Vescovi di Padova, poi proprietari terrieri. La storia del paese risale alla preistoria, come dimostra il rinvenimento di strumenti litici dell’età del rame (3400-2200 a.C.). In epoca romana il territorio di Fontaniva rientrò nella grande organizzazione agraria, comprendente l’area che va da Bassano del Grappa a Castel Franco Veneto, al Brenta e a sud oltre S. Giorgio in Besco. Tutta la zona venne divisa in centurie, quadrati di ca. 710 m. di lato, formate da strade perpendicolari tra loro, i cardi e i decumani, ancora ben distinguibili nel tracciato delle vie attuali. Nel 148 a.C., al confine nord del paese, venne fatta passare la strada consolare Postumia, che unisce Genova ad Aquileia, cardo massimo su cui sarà delineata la centuriazione. Testimonianze di epoca longobarda (V-VIII secolo d.C.) sono conservate nella Pieve di San Donato ora di Cittadella, un tempo chiesa matrice del territorio. La presenza dei Longobardi nell’area è documentata anche da due chiese dedicate a santi particolarmente venerati da questo popolo: la prima intitolata a S. Michele esisteva nella località Zolea; l’altra dedicata a S. Giorgio si trova nell’estesa frazione di San Giorgio in Brenta. Numerosi toponimi richiamano le farae longobarde, gruppi familiari armati che si insediavano e presidiavano il territorio. Nella cittadina è attestato in epoca medievale un importante trattato di pace fra Padovani e Vicentini, sancito  il 28 marzo 1147 presso il guado del fiume Brenta. Questo avvenimento testimonia l’importanza assunta dalla famiglia dei Fontaniva, proprietari di un castello situato probabilmente dove ora si trova la piazza del paese. Nel 1200-1220 giunse il pellegrino alemanno Bertrando d’Orenga che, dopo una vita spesa in opere di bene, morirà nelle vicinanze e sarà proclamato beato dalla Chiese patrono della cittadina. Nel territorio di Fontaniva sono da segnalare due ville padronali: la Villa Borromeo, costruita nel 1500 nell’attuale frazione di S. Giorgio in Brenta e la Villa Orsato edificata alla fine del ‘700 su un altro edificio più antico  forse dalla famiglia dei Fontaniva, divenuta Cittadella-Vigodarzere ed infine Gallarati Scotti.

IL fiume Brenta, che in questa zona mostra il tratto più largo di tutto il suo corso, attraversa Fontaniva da nord a sud. Sulle sue rive si sono combattute numerose battaglie: con gli Ungari prima dell’anno 1000, fra gli eserciti napoleonici e austriaci alla fine del ‘700, fino a quelle fra tedeschi e americani nel XX secolo. Il fiume ha sempre rivestito un ruolo primario per lo sviluppo e l’economia del paese, lungo le sue acque si svolsero infatti numerose attività: la pesca, la raccolta di vimini, il prelievo di legna da ardere e soprattutto della preziosissima ghiaia, utilizzata mista a sabbia per la preparazione dei calcestruzzi, che hanno portato alla nascita di cementifici nella zona. Da queste attività sono nati i famosi bacini, grandi invasi d’acqua, divenuti fonte preziosa di acqua dolce per rifornire anche gli acquedotti della provincia.

- FRAZIONI

Le frazioni e località di Fontaniva

Le frazioni e località di Fontaniva, aventi caratteristiche storiche e una chiara differenziazione topografica sono: San Giorgio in Brenta, Zolea con il Belgio, Boschi, Fratta e Casoni.

San Giorgio in Brenta.

San Giorgio in Brenta, situata nella parte sud del territorio fontanivese, è la frazione principale di Fontaniva. Vi si trova una chiesa, dedicata a San Giorgio, posta sulla Montagnola, esattamente sul confine di erosione lambito in passato dal Brenta ad ovest. Il fiume occupa una parte consistente del territorio sangiorgese e con le sue acque, i boschi, le barene, le ghiaie, i bacini lacustri, dona al paesaggio tratti di grande e rara bellezza.

La frazione ha una storia molto antica, le prime notizie scritte risalgono al 1234 quando la chiesa di San Giorgio in Brenta è nominata come filiale della Pieve matrice di San Donato. Il suo territorio era sicuramente abitato in epoca romana, essendo compreso nella centuriazione di Cittadella-Bassano estesa fin verso Cogno, dove è stato rinvenuto un grande cippo gromatico (pietra di confine usata nelle centuriazioni) di età romana con decussis (segno inciso a forma di X, che suddivide la superficie in 4 quadranti). La frequentazione dell’area può essere comunque fatta risalire anche all’età del Bronzo o a periodi precedenti, se si considera che nella confinante area di Gaianighe, presso la zona umida di Bolzonella, sono stati rinvenuti frammenti ceramici non solo di epoca romana ma anche dell’età del Bronzo, e una punta di lancia in selce di epoca preistorica. L’edificio storicamente più rilevante della frazione è Villa Borromeo-Fantoni, databile nelle sue varie evoluzioni al XV e XVI secolo, ora in uso al comune di Fontaniva. Un’altra casa di notevole interesse storico del XVI secolo, oggi in grande decadenza, è la Ca’ Terzi, poi Cerutti, in seguito di altri proprietari, situata proprio davanti Villa Borromeo, ad est.

Zolea

La località Zolea, ora nome di una via, si trova nella zona sud ovest del paese. Fin dal Medioevo venne spesso ricordata come luogo boscoso, nel quale possedevano proprietà anche alcuni Vescovi tedeschi di Frisinga (Baviera). Prima del ‘500 era citata con il termine Villa, e successivamente come contrada. Essa ebbe un chiericato ed una chiesa intitolata a San Michele, nominata nel 1297 e documentata anche nel ‘400, di cui non si conservano resti, ma si pensa che sorgesse vicino a una fontana (attuale casa Moletta.). La chiesa rimase aperta al culto fino al 1521 e nel 1582 la cura d’anime di Zolea venne affidata definitivamente al parroco del paese. Il toponimo Zolea, Zauleda nel Medioevo, derivante da “zolla”, richiama la morfologia del suo territorio costituito da una sopraelevazione argillosa del terreno, ben visibile verso est e ovest. In quell’area sono storicamente attestate fornaci per mattoni, come indica la presenza di molti dislivelli negli appezzamenti di terreno, prodotti dal prelievo dell’argilla per la produzione di laterizi. .

Belgio

Il toponimo Belgio è il nome di una via, situata nella zona sud ovest del paese. In un documento del XIV secolo è riportata la derivazione di “Belgio” da “Belio”, ma è stato anche ipotizzato che la sua denominazione discenda dalla presenza di soldati Belgi durante la prima guerra mondiale. Si ritiene, inoltre, che la frazione fosse in origine una parte della Villa di Zolea. Di un certo interesse è la presenza di tracce di un insediamento circolare, forse una fortificazione medioevale o più antica, situata tra le contrade Belgio e Zolea, in una zona agricola compresa entro il percorso di due torrentelli. In località Belgio è presente una chiesetta votiva costruita dopo la seconda guerra mondiale.

Fratta

Il nome Fratta, citato in molti documenti di età medioevale, attualmente indica una via e una località. Nella frazione, situata nella parte nord del paese, confinante a ovest con l’ampio alveo del fiume Brenta, sorge una chiesetta dedicata a Santa Maria. Fratta fino al 1515 era censita nel comune di Cittadella come “Villa” e in seguito come “Contrada”. Nel 1582 la “cura d’anime” autonoma della frazione venne soppressa e affidata al parroco di Fontaniva. Il toponimo Fratta, presente in molte altre località venete e italiane, designa un luogo coperto da boschi. Il termine potrebbe derivare dal greco-bizantino “ϕράκτη” (fracte), cioè “siepe”, designante un confine o una separazione, come quella individuabile nella scarpata dietro la chiesetta, prodotta dall’erosione del Brenta nell’antica pianura pleistocenica. Un centro di attività benedettina, un cenobio, sembra sorgesse in località le Motte di Fratta.

Casoni

Una via e una località al confine nord del paese sono denominate Casoni. L’origine del nome è chiaramente riconducibile alla presenza dei caratteristici “casoni “, molto diffusi almeno fino agli anni Trenta del Novecento. Il casone era un edificio rurale con tetto a spioventi coperto di paglia o erbe palustri, a pianta rettangolare e pareti in muratura o di rami e paglia. Questo tipo di edificio, comune in Veneto e nell’area lagunare, si diffuse nella terraferma veneta dopo la conquista della Serenissima. I Casoni ebbero un rapido declino nella prima metà’ del Novecento, quando si divulgò la credenza immotivata che la vita disagiata condotta al loro interno provocasse l’insorgenza di malattie. Nel periodo fascista e nel dopoguerra questi edifici furono quasi totalmente sostituiti da casette in muratura. Attualmente sul cartello stradale la località Casoni viene definita “Località del bel canto”, per l’esistenza nel suo territorio di un coro di ottimo livello da almeno 35 anni. Si tramanda che nel 1700 i viandanti che si fermavano all’osteria del Casonetto (oggi, la casa rossa lungo la via Postumia, appena a nord di Casoni), venivano ben osservati per capire se erano provvisti di denaro, con lo scopo di derubarli anche con la minaccia di colpi di archibugio. L’Osteria di Ca’ Michieli, detta il Casonetto, è riportata varie volte in registrazioni di atti criminali del ‘700.

- NUMERI UTILI

  NUMERI UTILI

 

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  • Fontaniva Ascolta 329 279 4478
  • ASSISTENTE SOCIALE 049 5949970
  • Sede  PROTEZIONE CIVILE di Fontaniva 049 5941787
  • Biblioteca 049 5949950

 

  • CENTRALINO/ UFFICIO PROTOCOLLO 049 5949999 – 5949910
  • SEGRETARIO COMUNALE 049 5949906
  • ANAGRAFE E STATO CIVILE 049 5949908
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